lunedì 1 luglio 2019

MIXITE'

Mixité a Pittsburgh di Antonino Saggio

Questo saggio vuole indicare come il concetto di mixitè stia diventando una strategia d'intervento nell'affrontare i nuovi temi della città contemporanea nel passaggio dal mondo industriale a quello dell'informatica. illustrando come la città di Pittsburgh sia diventato un simbolo di questo processo e andando ad analizzare tre edifici con destinazione mista.

La città di Pittsburgh era una area triangolare delimitata dalla confluenza di due fiumi. Nel 18° sec costruirono in quell'area un forte. La situazione geografica e la presenza dei corsi d'acqua favoriscono i commerci e preparono il boom dell'industralizzazione. Da avamposto militare si trasformo nella iron city. Nel secondo dopoguerra del '900 abbiamo un modello di città fabbrica. tuttavia alla fine degli anni '40, arrivare al centro significava essere immersi in una fucina a cielo aperto. Per questa ragione la zona al di fuori del centro venne risanata e si ebbe la nascita di un quartiere di torri immerse nel verde.

La trasformazione più importante si ha negli anni '70 quando tutto il mondo dell'industria entra in crisi e questa crisi viene fortemente sentita dalla città di Pittsburgh: si trattò di fatti della perdita di migliaia di posti di lavoro, diminuzione della popolazione e chiusura delle fabbriche.

si procedette verso un modello terziario. La trasformazione da città industriale a città dell'informazione è avvenuta facendo leva sulle 7 università della città, sull'investimento in ricerche elettroniche avanzate. I n questo quadro negli anni '90 vi furono numerosi progetti sopratutto per le brown areas abbandonate dall'industria. la nuova trasformazione non solo fu dal punto di vista urbano ma anche nella trasformazione dei singoli edifici industriali in nuovi organismi.



La città nata dalla rivoluzione industiale era basata sullo zoning ovvero sulla divisione in aree omogenee: ciascuna zona era regolata e ottimizzata attraverso standard, densità, e tipi edilizi e veniva messa in catena con altre zone funzionalmente distinte. A un concetto di spazio era legato uno di tempo. In queste ore e in questi luoghi si lavorava, si svagava ecc.

La città dell'informazione invece ribalta questo approccio perchè al concetto di catena si sostituisce quello di rete. Perchè le reti diffondono, personalizzano, e invocano processi ibridi di vita e di progettazione. In questo concetto l'idea di zoning e di omegeneità funzionale perde di centralità.

Su questi criteri si è impostato lo studio liquid strips tenuto alla Carnegie-Mellon University, che proponeva una serie di progetti di Mixité su delle aree dismesse. I progetti quindi obbedivano a una precisa strategia di piano proposta dalla task force municipale. Dal punto di vista funzionale ciascun progetto doveva presentare 5 componenti: living, creating, infrastracture, exchange e rebuilding nature.








Appunti da una Lezione del Corso "Liquid Strips",
Antonino Saggio, Carnegie-Mellon University 2001
(D. Parker) in cui è sintetizzato il concetto di Mixité
attorno alle cinque macro aree Living, Infrastracturing,
Creating, Exchanging and Rebuilding Nature. I grafici
indicano le diverse percentuali di ciascuna attività a
seconda della forza trainante il progetto.

Lo scopo era quello di mirare a un progetto di Mixité e in particolare a centrare un concetto di driven force. con driven force s'intende la funzione prevalente, trainante del progetto.



Glass factory, Pittsburgh. Il fulcro in questo progetto era quello della fabbricazione artigianale del vetro. Attorno a questa funzione ruotano le aule didattiche, i laboratori, le aree di commercializzazione e di esposizione. Inoltre un certo numero di appartamenti per le persone che o fanno parte del centro o desideravano vivere in un ambiente dinamico. La funzione trainante diventa in questo caso il principio organizzativo, funzionale e formale insieme.



Davis&Gannon con Bruce Lindsey, Glass Factory. Pittsburgh, 2001.

Accanto alla glass factory sorge il Dance Alloy in cui la funzione prevalente era la danza. Anche qui un mix di funzioni era pensato attorno alla funzione principale.



Edge-Studio, Dance Alloy, vista sulla strada principale.
Pittsburgh, 2001.

Il terzo progetto è il Ellsworth Center è meno sperimentale dei precedenti, ma fa capire come i temi della mixitè ( in questo caso due piani commerciali su strada, e un misto di uffici e resedenze negli altri) cominciano a permeare molti interventi.



Arthur Lubetz Ass., Ellsworth Center, dettaglio.
Pittsburgh, 2001.



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